“Jesus Christ Superstar” compie 40 anni e torna nei teatri italiani con una nuova, attesissima edizione di Massimo Romeo Piparo.

In inglese, nella versione originale di Andrew Lloyd Webber e Tim Rice, con l’Orchestra dal vivo, trenta artisti sul palco e un cast di grande livello artistico: Mario Venuti nel ruolo di Pilato, Simona Bencini (indimenticabile voce dei Dirotta su Cuba) la Maddalena,Matteo Becucci, (vincitore di XFactor 2, al suo debutto in teatro) nella parte di Giuda. Gesù è Paride Acacia e la partecipazione straordinaria di Max Gazzè che vestirà i panni di Erode. Nel numeroso cast spiccano anche affermati talenti del Musical italiano come Massimiliano Giusto (Hannas), Cristian Ruiz (Simone),Francesco Regina (Caifa). Le coreografie sono firmate da Roberto Croce, la direzione musicale è affidata al Maestro Emanuele Friello, le scenografie sono di Giancarlo Muselli e i costumi di Santina Ferro.

Nessun’altra produzione italiana in lingua originale vanta tanti record, sono numeri davvero da capogiro: tre diverse edizioni, 11 anni consecutivi in cartellone nei Teatri nazionali dal 1995 al 2006, oltre 1.000.000 di spettatori, più di 100 artisti che si sono alternati nel cast, 19 regioni e più di 1.000 rappresentazioni in 84 città italiane.

Questa versione, che narra l’ultima settimana di Cristo in chiave rock, è stata l’unica al mondo ad avere ottenuto un riconoscimento ufficiale dalla Santa Sede in occasione del Giubileo dell’Anno 2000 quando, ad interpretare il ruolo di Giuda nella versione italiana di Piparo, c’eraCarl Anderson, il leggendario protagonista del celebre film di Norman Jewison del 1973. E proprio in ricordo di questo straordinario artista – a 5 anni dalla sua prematura scomparsa – sarà presentato nei teatri che ospitano lo spettacolo “So Long Judas”, un docu-film ricco di brani inediti, immagini e interviste esclusive.

Ogni sera si rinnova il magico rito che ci restituisce l’idea di un mito eterno. Il suo confronto con la stessa ragione di essere: da un lato il popolo, dall’altro chi lo governa. Tutti al contempo artefici e vittime di un tradimento commesso per amore da chi “vive per la morte” e il cui ruolo si compirà solo quando, abbandonata la veste istituzionale di custode di un sodalizio di vita, offrirà e procurerà per sé la morte.

Un mito eterno per un popolo che ancora oggi non ha smesso di subire il proprio martirio ma ha visto moltiplicarsi la serie di martiri diretti o indiretti: si continua a morire perché altrove, in questa terra, è deciso così. Non cercate di trovare segni in questa messinscena, né confronti con epoche, fasi storiche: c’è l’eterno, intramontabile senso di angoscia per un’umanità che da sempre elegge i propri messia per poi mandarli al martirio, crea i propri miti per poi distruggerli, professa la propria ideologia per prontamente rinnegarla.

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